PierDavide Guenzi
Linee per un progetto aperto di ricerca

Tra gli anni 1950 e 1955, Karl Jaspers, noto medico psichiatra e filosofo, tracciava in alcuni lucidi saggi la figura de Il medico nell'età della tecnica (ed. it. Milano, R. Cortina, 1990). In essi i due tratti consistenti dell'operatore sanitario moderno erano ravvisati nell'intreccio di "scienza" ed "umanità". Questa correlazione, secondo l'interpretazione offerta dal ricercatore tedesco, era messa a rischio dall'evoluzione specialistica della tecnica medica che avrebbe potuto compromettere il significativo contesto della relazione clinica, intesa come particolare incontro tra persone, ma anche lo stesso processo complessivo di apprendimento dell'arte medica, caratterizzato da un sempre più ampio bagaglio di competenze analitiche e settoriali, a scapito di un sapere sintetico, aperto a snodi interdisciplinari. La provocazione di Jaspers ad un approccio umanizzante fa da sfondo al ciclo di convegni: Di fronte e attraverso. Viaggio attraverso la prassi medica per un approccio umanizzante. Il percorso nascita.
L'attenzione all'umanizzazione nel proprio operato già da tempo è nella consapevolezza della scienza e prassi medica, anche se, a volte, viene indicata come un'istanza indiscussa, un semplice postulato indimostrato, da cui si stenta a dedurre significativi risvolti per l'azione concreta. Ciascuno dei relatori invitati a questo percorso formativo si immette, a pieno titolo, con la propria competenza, nello stimolo all'umanizzazione per offrire ai partecipanti un prezioso apporto, meritevole di essere confrontato con i propri vissuti.
La titolazione complessiva del progetto allude ad una metafora sintetica che ben si presta a cogliere il filo conduttore di tutti i tre convegni: il viaggio. Attraversare la prassi medica significa per qualcuno di noi, gli studenti, avvicinarsi ad un mondo che dovrà essere per loro sempre più abituale; per altri, per chi vive già da anni l'affascinante itinerario della professione, ripercorrere luoghi e momenti del proprio agire per imparare a scoprirvi nuovi aspetti o per cercare conferme ad una linea operativa consolidata con l'esperienza del tempo; per chi operatore sanitario non è e non sarà, la possibilità, forse unica nel panorama culturale della nostra città, di accostarsi da spettatore incuriosito ed intelligente ad aspetti della prassi medica che spesso sfuggono dietro la trama di luoghi comuni, a volte impietosi e superficiali, con cui si designa e si valuta l'operato di chi agisce professionalmente nel campo della salute.
Il nostro viaggio ci propone un tema ed un'indicazione di metodo. Quest'ultima è sintetizzata dalla formula "di fronte e attraverso". Porsi di fronte ad un tema significa analizzarlo nella sua oggettività, secondo i canoni del sapere scientifico. Attraversarlo comporta far interagire letture diversificate per rendere la complessità e la profondità di ciascun aspetto maggiormente evidente. Attraversarlo significa, inoltre, rileggere un tema a partire dall'esperienza e dalla competenza di ciascuno, tenendo fermo un principio irrinunciabile alla base di ogni ricerca sui vari aspetti della vita umana: quello per cui la verità è un processo dialogico e scaturisce da uno scambio di letture ed interpretazioni diverse che non mortificano, ma arricchiscono la prospettiva individuale.
Il tema che fa da sfondo ai tre convegni del progetto è il percorso nascita. Un'espressione familiare a quanti operano nell'ambito della ginecologia e della neonatologia; una terminologia che per tutti è evocativa del fatto che nascere è molto di più che un fatto constatabile, ma è un evento che si situa nel tempo e inerisce profondamente a dimensioni più ampie della stessa fisiologia, tocca l'esistenza dei protagonisti che, a titolo diverso, a cominciare dalla madre, dal padre e dallo stesso bambino, vi sono coinvolti. Ciascun convegno, pur conservando una specifica identità, tuttavia si sofferma, di volta in volta, su singoli aspetti del complesso evento della nascita. Così accanto alla prospettiva della fisiologia, oggetto del convegno del 9 febbraio 2002 (La fisiologia del nascere: il reciproco "sentirsi" della mamma e del bambino), trattata attraverso una significativa attenzione alla umanizzazione dell'agire medico, grazie alla competenza e alla nota sensibilità dei due relatori, i professori Carlo Zara di Pavia e Claudio Fabris di Torino e del moderatore prof. Nicola Surico, della Facoltà di Medicina di Novara, negli appuntamenti successivi (9 marzo: …oltre la fisiologia: natura e multicultura di fronte al nascere) si accosteranno altre prospettive tracciate sul percorso nascita e meritevoli di accostamento da parte di ciascun operatore sanitario: l'attenzione al vissuto psicologico della madre e del padre (prof.ssa Jole Baldaro Verde), la considerazione delle differenti culture, alcune delle quali già inserite nel nostro contesto locale, nelle quali l'evento del nascere e tutto ciò che lo prepara viene ad essere vissuto con molteplici significati (Maurizio Leigheb), l'importanza della lettura socio-politica della maternità (prof. Giorgio Campanini). Il terzo convegno (20 aprile: Nascere: l'approdo di una riflessione etica) cercherà di affrontare il tema nell'ottica della filosofia (dott. Giovanni Salmeri) e della bioetica (prof. Paolo Cattorini), invitando chi professionalmente è chiamato ad agire, a comprendere il senso profondo legato all'atto della generazione e all'essere generati e indicando il contributo che a questo evento è chiamato a svolgere in ragione della sua specifica competenza.
La realizzazione di un convegno non può esaurire la ricchezza di un tema. Per questo si è pensato al progetto Il percorso nascita in una prospettiva non conclusiva e definitiva sulla questione, ma come un tragitto aperto ad approfondimenti e contributi da parte dei partecipanti. L' opportunità di produrre osservazioni e testi personali, usufruendo dell'apposita mailing-list creata tra i partecipanti; l'utilizzo dei testi messi a disposizione dai relatori attraverso il sito internet della Nuova Regaldi; la possibilità di continuare la riflessione, attraverso gruppi ristretti, su alcuni aspetti monografici, particolarmente dibattuti nell'etica medica, come nel caso della procreazione assistita e della sperimentazione genetica, rappresentano una concreta occasione anche per un dialogo tra studenti e docenti che è alla base della stessa progettazione della nostra iniziativa.
Mi è gradito ringraziare, anche a nome del presidente della Nuova Regaldi, le molte persone che hanno reso possibile la costruzione di questo percorso: il gruppo di docenti dell'Università del Piemonte Orientale "A. Avogadro", i cui consigli sono stati preziosissimi per calibrare l'iniziativa, gli stessi studenti che partecipano all'Associazione Nuova Regaldi per l'impegno dimostrato nell'allestimento dei convegni, l'Azienda Ospedaliera "Maggiore della Carità" (rappresentata dalla dott.ssa Ida Grossi), l'Ordine dei Medici della Provincia di Novara e il suo presidente dott. Silvio Maffei, che hanno concesso il patrocinio ai vari convegni; il consiglio di facoltà di Medicina e il suo preside prof. Guido Monga, rappresentato dal prof. Giuliano Pelosi, vice-preside, che ha gentilmente messo a disposizione le strutture dell'università per ospitare i convegni, e tutti quanti hanno voluto essere presenti.
"Quando le civiltà invecchiano, - ha scritto dieci anni fa in un suo bel libro sul "figlio", il teologo Giuseppe Angelini - un reticolo sempre più rado e incolore di parole ripetute miliardi di volte e ormai quasi del tutto consunte minaccia di sostituirsi alla vivacità originaria della vita, dalla quale pure in tempo ormai immemorabile le parole erano scaturite vivaci come da una sorgente. "Figlio", e quindi anche "madre", "padre", "genitori". "generare" appartengono oggi al numero di questa parole vecchie, ripetute ovviamente e stancamente, quasi servissero soltanto a designare senza alcuna meraviglia realtà che si presumono del tutto note, ma che in realtà non sono" (Il figlio. Una benedizione, un compito, Milano, Vita e Pensiero, 1991, p. 7). Il viaggio che stiamo per intraprendere attraverso queste parole vecchie e ripetute, è condotto con la speranza di restituire ad esse un po' di meraviglia e stupore e di saper ritrovare, con l'intelligenza e la passione, parole giovani per cogliere il senso di un evento, quello della generazione, che ci accomuna tutti in quanto uomini e donne e, dunque, figli e figlie.