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Nella Via Crucis il cammino di redenzione dell'uomo
Lo spunto di partenza della moderna sacra rappresentazione Et elevatus est - nello stile
sons et lumières - è quello di rivisitare, in modo originale, le quattordici tappe della Passione
di Cristo e insieme il cammino della redenzione dell'uomo. Uno spettacolo ricco di suggestioni
intense
scandito da un sottofondo musicale ad hoc, nel quale gli effetti sono lasciati a movimenti
coreografici
a diretto contatto con il pubblico, alla soffusa atmosfera creata dai giochi di luce, alla riproposizione
di immagini sacre di grande effetto visivo rendendo protagoniste le statue delle cappelle del Sacro Monte
di Varallo, il primo e il più grande tra i Sacri Monti, vero Vangelo popolare.
Il vangelo di Giovanni afferma: "…quando sarò elevato da terra attirerò tutti gli uomini a me…".
Questa frase funge da spunto per la riflessione richiamata anche dal titolo.
Et elevatus est racconta del viaggio a Roma dei fratelli D'Errico (Melchiorre e Antonio detto Tanzio)
che partirono dalla Diocesi di Novara nel 1600 in occasione dell'anno giubilare. Il loro incontro con
Caravaggio fu "illuminante" (nel senso che scoprirono un nuovo modo di "trattare" la luce nelle creazioni
artistiche). Tornarono a Varallo e misero in atto quanto appreso nella realizzazione delle splendide
cappelle del Sacro Monte.
Lo spettacolo è così ispirato al Teatro inerte più famoso e bello al mondo, ora dichiarato dall'Unesco
con gli altri Sacri Monti "Patrimonio dell'Umanità". Le statue sulla Passione di Cristo si
materializzano tra la gente in Duomo con il movimento degli attori, proprio come amava fare
San Carlo Borromeo quando visitava il Sacro Monte di notte accompagnato solo da lanterne e fiaccole.
L'azione scenica è improntata a evidenziare i due diversi aspetti di uso del Teatro montano.
L'idea originaria di Bernardino Caimi, nel 1493, messa in pratica da Gaudenzio Ferrari, fu
quella di consentire al pellegrino di vivere il Mistero della Passione a contatto diretto con
le statue nelle cappelle, copartecipando all'evento e gli attori che si muovono tra la gente
ricorderanno questo tratto. Dopo il Concilio di Trento, invece, sotto l'episcopato di Carlo Bascapè
furono frapposte tra visitatore e messa in scena le grate che ancora oggi caratterizzano la struttura:
tale approccio, voluto per motivi di sicurezza, favorirà l'aspetto contemplativo.
Il Cammino della Croce, in questo Venerdì Santo che conclude l'edizione 2004 del progetto "Passio",
viene riproposto
anche riferendosi alla Via Crucis di monsignor Germano Zaccheo vescovo di Casale Monferrato,
interpretazione del testo Le Chemin de la croix di Paul Claudel.
Un momento teatrale, quindi, aperto alla meditazione e alla contemplazione.
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